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venerdì 31 ottobre 2014

Vasco Rossi: "Né buono né cattivo, io sono fuori categoria"

"Ci sono i buoni e ci sono i cattivi. Io sono fuori categoria". Parola di Vasco Rossi che il 4 novembre pubblica "Sono innocente", il nuovo album che, più di altre volte, segna un nuovo inizio. Nuovo il sound, nuovo (in parte) il gruppo di lavoro e un'occasione per fare qualche conto con il passato. "Cicatrici ne ho tante - dice lui al Medimex di Bari dove ha presentato il disco - ma sono sempre rimasto in piedi come Rocky".
 Per il rocker di Zocca arriva il 17.mo album della carriera, un album, come dice lui, "di nuove consapevolezze e vecchi rancori", dove accanto a ballate struggenti trovano spazio pezzi dal suono decisamente heavy che si inseriscono nel solco del percorso inaugurato con l'ultimo tour "Live Kom 014", premiato come miglior spettacolo dal vivo dall'Academy della fiera dell'industria musicale. 


Una conferenza stampa un po' anomala, a partire dal contesto ma anche per come Vasco l'ha interpretata. Entrato sulle note potenti di "Sono innocente ma...", brano di apertura dell'album, il Komandante ha tirato fuori il suo bloc notes giallo e ha iniziato a snocciolare pensieri, aforismi, spiegazioni brano per brano, frasi in una sorta di decalogo sul Rossi pensiero, su questo lavoro ma non solo. "Il titolo è provocatorio - spiega -. L'artista è sempre innocente quando compone, anche se non è innocente l'uomo lo è la sua opera. Chi divide il mondo in buoni e cattivi dice che i buoni dormono bene la notte e i cattivi vivono bene di giorno. Io sono fuori categoria perché ìo ho sempre dormito bene di giorno e vissuto molto di notte".

Il rock? "Non prevede grigi, o bianco o nero. Ballate struggenti o ritmi indiavolati". E se la definizione è vera "Sono innocente" è un album profondamente rock. I cui suoni sono figli di un lavoro lungo e accurato, dalle fonti di ispirazione (gruppi della scena nu metal, gothic industrial, prog metal) alla strumentazione usata, come spiegato dal produttore storico di Vasco, Guido Elmi. Un lavoro tra passato, presente e futuro. "Il corpus principale sono le canzoni di oggi - spiega il rocker -, poi ci sono due bonus tracks che guardano al passato. Una ha un arrangiamento particolare quasi alla Branduardi, mentre l'altra l'ho scritta a 15 anni l'avevo registrata su una cassettina e regalata agli amici. Era finita sul web e ho voluto rifarla bene".

È un Vasco che non ha remore a mostrare anche i lati più fragili, dalla difficoltà di parlare davanti a tante persone ("non sono tanto bravo, perdo facilmente il filo. Il mio mestiere è cantare") al buio che fa da compagno di viaggio ("conosco il male di vivere e credo di esserne affetto da tempo. Cicatrici ne ho tante ma sono sempre rimasto in piedi"). Ecco che il rock può essere allora l'antidoto più efficace: "È come il sesso - dice -, la cosa più divertente che faccio senza ridere". Cosa pensa dell'Italia di oggi quando apre i giornali o guarda la tv? "Evito di leggere i giornali, la cronaca lascia il tempo che trova. Meglio leggere libri". Tanto la realtà Vasco riesce ancora a interpretarla benissimo.


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