Incalzata da un lettore di “Vanity Fair”, magazine dove ogni settimana
cura una rubrica, a precisa domanda la mitica cantante ritiratasi dalle
scene nel lontano 1978 ha risposto che effettivamente la partecipazione a
un programma radiofonico potrebbe essere nei suoi progetti futuri: «Ne
stiamo parlando», ha ammesso sibillina l’interprete di “Tintarella di
luna” e “Il cielo in una stanza” tenendo la bocca ben cucita
sull’identità del suo interlocutore.
L’artista lombarda ha poi ammesso di non conoscere assolutamente il
panorama attuale di quello che potrebbe essere il suo nuovo ambito
professionale: «Non so cosa giri in radio, non la ascolto mai. Io sono
rimasta alle vecchie trasmissioni che erano veri e propri show.
Piuttosto belli e articolati. Domani mi compro una radiolina e vedo di
farmene un'idea».
Se il riscontro dovesse essere positivo, ecco che magari, più che un
sogno, il ritorno in radio potrebbe essere un bella realtà. Il ritorno,
avete capito bene. Sono in pochi a saperlo ma Mina vanta anche
un’esperienza radiofonica. È breve e di vecchia data, certo, ma esiste e
fa sempre curriculum. Nel 1960, infatti, la “tigre di Cremona” fu la
presentatrice di “Gran Gala”, varietà Rai diretto da Riccardo Mantoni,
fratello di Corrado.
Naturalmente, però, oltre alle vesti di cantante e, raramente, attrice,
Mina viene ricordate per le sue numerose e importanti partecipazioni
televisive. L’ultima risale addirittura al 1974 – “Milleluci” -. Anche
qui si tratta di tanti anni fa. Troppi.
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sabato 29 novembre 2014
Mina fa sperare i fan: "Io in radio? Ci stiamo pensando"
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martedì 25 novembre 2014
Tiziano Ferro, ecco il cofanetto Tzn: "Tutta la mia storia tra hit storiche e inediti"
S'intitola Tzn - The best of Tiziano Ferro il nuovo lavoro del
cantautore di Latina in uscita oggi, ma non si tratta solo di una
raccolta. Il cofanetto, da due a quattro cd, Lp, 45 giri, duetti e album
fotografico a seconda della versione, contiene anche un totale di 16
inediti nella Special fan edition e racconta la storia in musica di
Ferro anche prima del successo raggiunto con Xdono.
Tiziano Ferro, l'album in uscita oggi non può dunque essere definito come un semplice best of...
«È la scatola della mia memoria, da cui è rimasto fuori pochissimo. Ma ho voluto fare qualcosa di diverso da una semplice raccolta, che mi avevano già chiesto per i dieci anni di carriera nel 2011 ma per la quale non ero pronto. Per me era importante raccontare anche quello fatto prima di raggiungere la prima popolarità, quando andare in studio significava fare conti precisi e prendersi delle responsabilità. Non è un best of ma è la mia verità». Tra tanto pop d'autore, questo lavoro rivela anche un'anima swing. Com'è emersa?
«Il brano Se il mondo si fermasse doveva essere il primo singolo di un disco swing che non sono mai riuscito a finire. Il progetto, nato dall'incontro con Dean Martin, l'ho abbandonato ma ho salvato qualche canzone». La prossima estate, poi, sarà il momento di un vero e proprio tour negli stadi (Torino, Firenze, Roma, Bologna, Milano e Verona)...
«In questo mestiere a un certo punto si rischia di cadere nella routine e lo stadio è qualcosa che ti rimette in gioco. Nel 2012 ho fatto un concerto allo Stadio Olimpico, ma l'ho affrontato con l'incoscienza del principiante. Da allora ho studiato guardando gli altri, come ad esempio Ligabue e Jovanotti». Cos'è cambiato in tanti anni nel modo di fare musica di Tiziano Ferro?
«So cosa non non è cambiato: l'insicurezza. Ogni giorno mi chiedo se sto facendo davvero la cosa giusta e se voglio continuare a farlo. Questo modo di fare è quello che mi fa vivere la musica in modo disincantato».
Tiziano Ferro, l'album in uscita oggi non può dunque essere definito come un semplice best of...
«È la scatola della mia memoria, da cui è rimasto fuori pochissimo. Ma ho voluto fare qualcosa di diverso da una semplice raccolta, che mi avevano già chiesto per i dieci anni di carriera nel 2011 ma per la quale non ero pronto. Per me era importante raccontare anche quello fatto prima di raggiungere la prima popolarità, quando andare in studio significava fare conti precisi e prendersi delle responsabilità. Non è un best of ma è la mia verità». Tra tanto pop d'autore, questo lavoro rivela anche un'anima swing. Com'è emersa?
«Il brano Se il mondo si fermasse doveva essere il primo singolo di un disco swing che non sono mai riuscito a finire. Il progetto, nato dall'incontro con Dean Martin, l'ho abbandonato ma ho salvato qualche canzone». La prossima estate, poi, sarà il momento di un vero e proprio tour negli stadi (Torino, Firenze, Roma, Bologna, Milano e Verona)...
«In questo mestiere a un certo punto si rischia di cadere nella routine e lo stadio è qualcosa che ti rimette in gioco. Nel 2012 ho fatto un concerto allo Stadio Olimpico, ma l'ho affrontato con l'incoscienza del principiante. Da allora ho studiato guardando gli altri, come ad esempio Ligabue e Jovanotti». Cos'è cambiato in tanti anni nel modo di fare musica di Tiziano Ferro?
«So cosa non non è cambiato: l'insicurezza. Ogni giorno mi chiedo se sto facendo davvero la cosa giusta e se voglio continuare a farlo. Questo modo di fare è quello che mi fa vivere la musica in modo disincantato».
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